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duetart - David Bowes
Foto di Valentina Colonna-Preti©

David Bowes

vedi opere:
Painting me softly
Bowes - Bazan

David Bowes - Brigitte Groth

Storia e destino delle piccole cose

David Bowes (Boston, 1957) vive e lavora a Newton, nel Massachusetts. Ha esposto in importanti gallerie e spazi pubblici in Europa e negli Stati Uniti. Ama molto l’Italia, dove viene spesso e dove ha partecipato a mostre come Terrae Motus, invitato nel 1986 da Lucio Amelio o La Biennale di Venezia nel 1999. È un pittore-viaggiatore, innamorato dell’Oriente e della storia dell’arte, di cui è un grande conoscitore.

David Bowes ad Annina Nosei - New York - Breve articolo

Art in America, settembre 2002 di Carter Ratcliff I dipinti di David Bowes possono essere spaziosi e ariosi, ma anche quando raffigurano paesaggi con castelli e montagne lontani, c'è sempre la suggestione di un palcoscenico e di uno sfondo che potrebbe essere facilmente avvicinato -. Le sue figure hanno un'aria teatrale, specialmente quelle con l'aspetto di Pierrot e Colombine e altri personaggi della Commedia dell'Arte. Flirtando consapevolmente con il decorativo, Bowes spesso comprime lo sfondo e il primo piano, come nella carta da parati, e c'è un suggerimento del disegno del tessuto nel modo in cui ripete i suoi motivi a intervalli sulla superficie. In alcune immagini emergono modelli. In altri, il modello travolge se stesso. Figure, fogliame e immagini emblematiche di ogni genere - stendardi, pezzi di muratura, l'asso di quadri - si accavallano con un'intensità che spinge tutto in superficie. Piuttosto che indicare una fonte di luce, come farebbe un realista, Bowes fa risplendere i suoi colori. In questa mostra il colore dominante è stato il verde luminoso delle frondose viti che si estendono su molte delle sue tele, a volte oscurando quasi tutto il resto. Nei quattro anni che ci sono voluti per produrre le opere di questa mostra, Bowes ha incoraggiato il decoro del giardino a diventare l'esuberanza della foresta pluviale - sebbene sia una strana foresta pluviale, dove Pierrot e Colombine passeggiano a loro agio e follie architettoniche nel modo pastorale sbirciare attraverso la vegetazione-. Un brillante pittore, Bowes pratica quella che potrebbe essere chiamata figurazione geroglifica. Con pochi tratti di pennello carico, può indicare una figura elaboratamente vestita oi gesti sinuosi di una vite tropicale. Naturalmente, alcuni rendering sono più geroglifici di altri. Più grande è la forma, più pienamente Bowes impiega i dispositivi familiari della pittura di figure. La modellazione diventa una carezza pittorica mentre dà volume alla forma voluttuosa della donna nuda che, in una mezza dozzina di immagini recenti, emerge dall'ombra della foresta con una corona di fiamme intorno alla testa. Tra i lontani antenati di questa donna ci sono le figure muscolose che popolano i libri profetici di William Blake. È imparentata anche con Venere e la Madonna. Questo ideale femminile incarna tutti i desideri -da quello sensuale a quello intellettuale- che generano l'utopia distintiva di Bowes, un regno governato ugualmente dalla passione e dalla raffinatezza.

David Bowes at Annina Nosei - New York - Brief Article

Art in America,  Sept, 2002  by Carter Ratcliff David Bowes's paintings can be spacious and airy, yet even when they picture landscapes with distant castles and mountains, there is always the suggestion of a stage -and of a backdrop that could easily be moved closer-. His figures have a theatrical air, especially the ones with the look of Pierrot and Colombine and other characters from the Commedia dell'Arte. Flirting knowingly with the decorative, Bowes often compresses backdrop and foreground, as in wallpaper, and there is a suggestion of fabric design in the way he repeats his motifs at intervals across the surface. In some pictures, patterns emerge. In others, pattern overwhelms itself. Figures, foliage and emblematic images of all kinds -banners, bits of masonry, the ace of diamonds- crowd one another with an intensity that pushes everything up to the surface. Rather than indicate a light source, as a realist would, Bowes induces his colors to glow. In this exhibition, the dominant color was the luminous green of the leafy vines that spread over many of his canvases, sometimes obscuring nearly everything else. In the four years it took to produce the works in this exhibition, Bowes encouraged the decorum of the garden to become the exuberance of the rain forest -though it is a strange rain forest, where Pierrot and Colombine stroll at ease and architectural follies in the pastoral manner peek through the vegetation-. A brilliant painter, Bowes practices what might be called hieroglyphic figuration. With just a few strokes of a loaded brush, he can indicate an elaborately costumed figure or the sinuous gestures of a tropical vine. Of course, some renderings are more hieroglyphic than others. The larger the form, the more fully Bowes employs the familiar devices of figure painting. Modeling becomes a painterly caress as he gives volume to the voluptuous shape of the nude woman who, in half a dozen recent pictures, emerges from the forest shadows with a crown of flames around her head. Among this woman's distant ancestors are the muscular figures that populate William Blake's prophetic books. She is related, as well, to Venus and the Madonna. This feminine ideal embodies all the yearnings -from the sensual to the intellectual- that generate Bowes's distinctive utopia, a realm ruled equally by passion and refinement.

BOWES - BAZAN
Viaggiando ad ovest con Alessandro

Sono un artista americano nato a Boston.
Ho visitato l’Italia per la prima volta nel 1983 ed ho passato la primavera e l’estate a Roma, a dipingere. Negli anni seguenti ho  viaggiato a lungo, lavorando ed esponendo in molte città italiane.
Ho avuto il piacere di incontrare Alessandro Bazan l’anno scorso a Palermo, in occasione di una collaborazione per un progetto didattico.
Naturalmente conoscevo il suo lavoro.
Una pittura libera e viva che descrive con partecipazione la  gioia ed il pathos dei giovani che vivono nelle città.
Prevalentemente a  Palermo ma anche a New York o in qualche altra città senza nome. Sono stato intrigato  dalla  sua ferma  visione della vita moderna. Piena di sentimento ma lucidamente obiettiva.
Un profondo amore per il jazz, soggetto di numerosi splendidi lavori, si può osservare anche nel suo approccio musicale alla pittura e nel gesto fisico del dipingere.
Andare a trovare Alessandro è una sorprendente rivelazione. La musica  riempie lo studio, lui si muove chiacchierando a ruota libera mentre parti significative e nuovi elementi spontaneamente appaiono come per magia sulla tela.
Un fiore, un paio di sandali smessi sono come note accentate. Poi appare una figura che sviluppa personalità ed espressione come il commuovente assolo di un abile musicista. E’ questo vivere la musica che mi attrae in modo così forte nel suo lavoro: il suo modo fermo di impossessarsi  delle nostre vite quotidiane, il suo onesto resoconto.
L’immaginazione di Bazan lo porta verso ovest, verso l’America, a scoprire ricchi temi per nuove invenzioni, guidandomi a vedere il mio Paese in una nuova luce. E questo mi ha fatto pensare che i nostri quadri potessero funzionare insieme. Una sorta di contrappunto mentre passiamo l’uno accanto all’altro nel nostro lavoro.
Io  viaggiando verso est con gli occhi della mente, verso l’Italia o l’Asia  o magari verso un altro tempo.
Lui viaggiando verso l’America, vivendo in grande, a suo agio nel mondo di oggi.
Curiosamente, per questa esposizione ci siamo scambiati alcuni modi di lavorare, ciascuno pensando all’altro mentre ognuno proseguiva per la sua strada.
Io pensando un po’ di più alle cose di tutti i giorni e accantonando il bagaglio di cose dei tempi andati.
Lui sbarcando dalla macchina del tempo nella terra dei sogni, da qualche parte nel selvaggio ovest.

David Bowes - Varese, ottobre 2009


BOWES - BAZAN
Traveling West with Alessandro Bazan

I'm an American artist, born in Boston.
In 1983 I visited Italy for the first time, and that spring and summer I spent working in Rome. In the years since I've traveled widely, working and showing in many Italian cities.
I had the pleasure of first meeting Alessandro Bazan in Palermo, when we collaborated  on a teaching project.
I was aware of his work of course.
Free and lively figurative paintings describing with affection  the joy and pathos of contemporary young people living in cities.
Most often Palermo, but also New York, or some other unnamed urban place. I was  intrigued by his unflinching view of modern life. Loving, but cooly honest.
A deep love of Jazz, the subject of many wonderful works, can also be seen in his musical approach to picture making, and the physical act of painting.
Visiting Alessandro at work is an eye opener. Music fills the studio, he moves about conversing freely  while eloquent passages, and spontaneous new elements appear magically on the canvas.
A flower, a discarded pair of sandals are punctuating notes. Then a figure appears, developing  a personality and expression, like the moving solo by a gifted player...It's that living of music which so strongly attracts me to his work. And it's his steady take on our daily lives, his honest reporting.
Bazan's imagination often carries him west to America where he discovers rich fields for new invention, showing me my own country in a new light. And this made me think our paintings might do well together. A kind of counterpoint, as we pass one another on the way to work.
Me traveling East in my mind's eye to Italy, or Asia, and maybe some other time.
He on his way to  America, living large, at home in the world as we find it today.
Curiously, for the purpose of this exhibition we've traded some ways of working, each thinking of the other while passing by.
Me thinking a bit more of everyday things, leaving off the stuff of days now gone.
He disembarking the time machine in a never never land, some where in the Wild West...

David Bowes - Varese, October 2009


STORIA E DESTINO DELLE PICCOLE COSE
David Bowes - Enzo Forese - Yuri Rodekin - Antonio Sofianopulo - Aron Reyr Sverrisson - Yunong Wang - Xin Zhou

Una raffinata nostalgia permea le composizioni di David Bowes, immerse nei solari colori ‘italiani’: un fiore giallo collocato ad arte in mezzo ai petali blu genera un intrigante triangolo di luce mediterranea. Gli elementi delle Nature silenti dialogano rivolti verso il centro come in un mondo chiuso, circoscritto, dove risuonano echi dell’infanzia e prevalgono la delicatezza, lo stupore e la vittoria della vita. Manufatti preziosi sono accostati a semplici presenze della vita quotidiana, come un accendino che si rivela prezioso per l’equilibrio della ‘messa in scena’.
Gli oggetti generano ombre appena accennate, come se la loro materia fosse incapace di originare la proiezione oscura, il velo di buio che rappresenta il doppio di ogni forma: tutto rimane avvolto nella luce morbida che solo i bei pensieri possiedono. La sagoma della morte è lasciata in disparte, come una comparsa di poco valore.
La peonia respira e trema di giovinezza quanto il petto della ragazza incapace di restare immobile nella prigione della porcellana: nella sua posa spavalda, canta la potenza del giorno, come il vaso che brilla di riflessi capaci di annunciare il trionfo di ciò che splende e non muore.


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